12/12/2024 14:48:00

Padre Loffredo, a Napoli far diventare chiese 'case del popolo'

Aperte a mostre e eventi culturali. Si comincia con Sant'Aniello
Padre Loffredo, a Napoli far diventare chiese 'case del popolo'

(di Angelo Cerulo) La 'rivoluzione' per valorizzare e far diventare 'case del popolo' le chiese monumentali napoletane è appena partita e oggi c'è stata una 'prova generale' in quella di Sant'Aniello a Caponapoli, nel centro antico, con l'inaugurazione della mostra 'Moto d'origine' di Gianluigi Maria Masucci: come ha spiegato don Antonio Loffredo - per anni anima del rilancio del Rione Sanità e oggi chiamato dal vescovo a fare il vicepresidente della Fondazione 'Napoli Centro' - tutto deve ruotare intorno alle parole chiave 'ricordare, rimembrare, toccare, custodire'. "L'intenzione - ha spiegato Loffredo - è quella di aprire per l'Anno Santo le chiese monumentali come questa, tenerle aperte tutto il giorno per gli ospiti e i napoletani, ma soprattutto di utilizzarle così come è stato fatto in questa mostra per eventi culturali. Queste sono 'case del popolo' nelle quali la gente deve abitare: culto e cultura hanno la stessa radice".
    L'Arcidiocesi, dunque, si sta riappropriando del proprio patrimonio? "Ci sono due atteggiamenti di fronte ai problemi: quello di arretrare e quello di affrontarli. Noi abbiamo deciso di affrontarli - ha detto padre Antonio - Le chiese sono chiuse, i preti sono pochi, ma la gente può abitarle. Questa chiesa aperta ora per la mostra lo sarà stabilmente quando saranno terminati i lavori; ora abbiamo fatto una specie di prova, anticipiamo ciò che avverrà tutti i giorni, una casa di cultura, casa per accogliere le persone,casa di preghiera". La fondazione della Curia, nata da poco e presieduta dal vescovo, avrà cura, dunque, di mantenere aperte le chiese che saranno individuate anche con il coinvolgimento del lavoro dei ragazzi.
    La prima sarà proprio la Cattedrale a gennaio. Ha sottolineato Loffredo: "Tutte le chiese sono di culto e resteranno aperte al culto ma, ripeto, hanno la stessa radice culto e cultura. Sono le case dei figli di Dio che mangiano, pregano, suonano, cantano, ballano".
    Secondo il sacerdote si tratta di ricostruire un corpo smembrato: restituire le singole chiese alla città di Napoli.
    "Occorre rimembrare, rimetterle a posto. Sono membra di una comunità". E poi c'è un'altra parola d'ordine: toccare.
    "Vogliamo che questi spazi siano aperti perché possa starci l'incontro di tutti i sensi. Non basta solo usare gli occhi, c'è bisogno dell'udito perché bisogna fare musica, teatro, e poi scultura, pittura, fare installazioni; tutti i sensi siano coinvolti nell'incontro con i beni storico-artistici". Infine, l'altro verbo è custodire. "Vorremmo custodire questi luoghi per quelli che verranno dopo di noi perché sappiamo che sono ancora semi che possono dare molto frutto".
    Ha quindi concluso don Antonio Loffredo: "Il nostro vescovo ha preso a cuore l'arte come momento di ripresa di coscienza dei napoletani costituendo una Fondazione di partecipazione.
    Vogliamo svegliare il cuore dei napoletani e degli ospiti nel dire: questo bene è dell'umanità, noi siamo umanità, e anche con un euro ciascuno diventeremo soci di questa fondazione perché noi ci siamo, vogliamo partecipare consapevolmente al mantenimento di queste cose preziose in modo da poterle lasciare a chi viene dopo di noi".
   

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