12/03/2025 14:53:00

Gli Shinhanga, la rivoluzione delle stampe giapponesi

Oltre 120 opere in mostra a Roma a San Salvatore in Lauro
Gli Shinhanga, la rivoluzione delle stampe giapponesi

(di Laura Valentini) L'evoluzione dell'arte della stampa in Giappone che muta forma e contenuti rispetto al tradizionale Ukiyoe ma non solo. La mostra 'Gli Shinhanga. Una rivoluzione nelle stampe giapponesi' che si apre a Roma il 13 marzo ai musei di San Salvatore in Lauro offre un viaggio all'interno della cultura giapponese che a partire dalla seconda metà dell'Ottocento e fino agli anni '30 del nuovo secolo cambia e si modernizza.
    Nelle oltre 120 opere dell'esposizione romana, che riprende e amplia la mostra che ha avuto luogo a Torino, viene mostrato un nuovo approccio all'arte della stampa a matrice (Shinhanga letteralmente significa la 'nuova xilografia') che comprende il ricorso a soggetti diversi dall'Ukiyoe, come paesaggi suburbani o anche tradizionali quale il monte Fuji ma ritratti attraverso scorci inediti, immagini campestri, scene notturne o immortalate tra la neve o in primavera. A questo genere di vedute impressioniste, silenziose e come sospese fra presente e futuro, si aggiungono anche i ritratti, i bijinga, in cui le donne comuni diventano protagoniste: non più geishe famose e personaggi irraggiungibili come nell'arte tradizionale, ma donne ritratte nella loro quotidianità, mentre si pettinano i capelli o si applicano il trucco.
    "Gli Shinhanga raccontano un paese che si apre allo sguardo e all'influsso dell'Europa", afferma Paola Scrolavezza, nipponista e docente dell'Università di Bologna, che ha curato la mostra con la collaborazione di Fusako Yoshinaga, direttrice della galleria Nihonlux di Tokyo. I grandi maestri di questa corrente, come Ito Shinsui, Kawase Hasui e Hashiguchi Goyo "non solo fanno proprio il gusto per l'esotico dei viaggiatori stranieri, offrendo loro squarci estetizzanti del Sol Levante segreto, ma si trasformano essi stessi in viaggiatori curiosi, ritraendo nelle stampe scorci d'occidente che conservano la freschezza della prima scoperta. E ai ciliegi in fiore e alle vedute del Fuji si affiancano con naturalezza le piramidi di Gaza e i canali di Venezia".
    La più grande differenza fra l'arte dell'Ukiyoe, quella che in Occidente si identifica con la grande onda al largo di Kanagawa di Hokusai, e quella dello Shinhanga, spiega all'ANSA Eddy Wertheim, direttore della Japanese Gallery Kensington di Londra da cui provengono molte delle opere presenti a Roma, consiste nel fatto che quest'ultima "incapsula l'adozione da parte del Giappone della tecnologia dell'arte occidentale e la esibisce in un formato visuale. Si tratta di una forma dell'arte che in un certo senso - prosegue - è una grande istantanea del modo in cui il Giappone conservi ancora la sua tradizione adottando nello stesso tempo molte influenze occidentali. Nel farlo raggiunge un grande equilibrio e nello stesso tempo lentamente porta il paese verso una nuova era".
    Così quella che prende il via a Roma il 13 marzo e fino al 15 giugno "è una esibizione d'arte ma non solo. Per chi ha un interesse per il Giappone mostra la transizione che il paese attraversa quando apre i suoi confini all'Occidente adottando anche alcune influenze occidentali. Attraverso l'arte esposta in questa mostra si può vedere come cambia la moda, il costume e perfino la politica e come il Giappone inizia a modernizzarsi" afferma ancora Wertheim.
    La mostra, che propone anche inediti video giapponesi realizzati fra le due guerre, oggetti di arredo, preziosi kimono e fotografie storiche, è stata ideata e realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Il Cigno, NipPop e con la Japanese Gallery Kensington di Londra, e si avvale del patrocinio del Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka, della Fondazione Italia-Giappone e del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell'Università di Bologna diretto da Paola Scrolavezza.
   

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