Serbia, a Novi Sad prosegue la mobilitazione degli studenti
A Novi Sad, la seconda città
della Serbia, nel nord del Paese, dove ieri decine di migliaia
di persone hanno nuovamente manifestato contro il governo e il
presidente, la situazione è oggi tranquilla, anche se prosegue
la mobilitazione popolare guidata dagli studenti. Uno dei tre
ponti sul Danubio bloccati ieri pomeriggio è ancora chiuso fino
alle 15, quando gli organizzatori della protesta decideranno se
porre fine al blocco o proseguirlo a tempo indeterminato.
L'occasione della nuova prova di forza da parte del movimento
studentesco - nonostante le dimissioni nei giorni scorsi del
premier serbo Milos Vucevic - è stato l'anniversario dei tre
mesi trascorsi dal crollo della tettoia alla stazione di Novi
Sad, che il primo novembre ha provocato la morte di 15 persone.
Un tragico incidente che viene collegato dagli studenti
all'incuria e ai mancati controlli da parte di autorità e
responsabili corrotti e interessati solo al proprio tornaconto
economico.
In sostanza il movimento di protesta continua a sostenere che
il governo non ha ancora esaudito le quattro richieste
presentate alle autorità: pubblicazione totale e completa della
documentazione sui lavori di ristrutturazione della stazione,
conclusi poche settimane prima del crollo, punizione dei
responsabili di violenze contro gli studenti, rilascio di tutti
gli arrestati nel corso delle manifestazioni, aumento del 20%
del bilancio a favore di università e scuole superiori.
Tutte richieste che la dirigenza afferma, al contrario, di
aver esaudito. Agli studenti hanno dato appoggio altre categorie
di lavoratori, a cominciare da agricoltori, artisti,
intellettuali e avvocati. Questi ultimi, dopo aver già
effettuato una protesta di una settimana riducendo la loro
attività professionale, intendono decidere se attuare ulteriori
astensioni dal lavoro a sostegno del movimento di contestazione.
Anche se non esplicitamente, le proteste sono ampiamente
condivise dalle forze di opposizione, i cui principali leader
erano ieri a Novi Sad a sostenere la causa degli studenti. E
mentre il presidente Aleksandar Vucic continua a evocare non
meglio precisate forze straniere quali ispiratrici delle
proteste con l'obiettivo di indebolire e destabilizzare la
Serbia, entro la prossima settimana verrà presa la decisione se
rispondere alla crisi di governo con un nuovo esecutivo frutto
di un rinnovato accordo di maggioranza in parlamento, o se
invece andare a nuove elezioni.